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Movimenti

In ogni tempo e in ogni luogo, chi riesce a muoversi a corpo libero?

Nel 2020, prima e dopo il virus pervasivo che ha cambiato la nostra quotidianità ho proposto alla Radio Svizzera Italiana due riflessioni sul corpo costretto e liberato, sulla tensione tra stare per necessità e scegliere di stare. Su quanto ogni ragionamento sulla libertà parta da un più semplice sentire con tutti i nostri sensi a disposizione.

Mi ero già messa in ascolto di una porzione di un territorio e di una storia che ho raccontato nell’audio doc Scampia a parole tue. Non mi ero fatta domande, alcune le avevo poste alle bambine incontrate sotto la Vela Celeste, con le buste dei detersivi da portare a casa, con i sogni da principessa nei loro vestiti rosa.

Il nostro futuro lo teniamo in mano o in un giro di tombola siamo noi l’ultimo numero estratto per fare colpo, fare il botto?

Ho continuato con A corpo libero, incontro a due voci per capire cosa succeda al nostro corpo quando un evento imprevisto mette a rischio i più semplici gesti di contatto col mondo.

Buffo che in entrambi i lavori il luogo reale o metaforico di detenzione e isolamento, quale il carcere, possa rappresentare anche la possibilità di una svolta per sé e per gli altri, senza eroi né bandiere, salvati o salvatori, carità a poco prezzo.

Movimenti sconvenienti sono quelli che non ti aspetti in quel tempo e in quel luogo, che non ti assicurano la fine di una pena ma che ti immergono in maniera stringente in “altro da te” e con esercizio continuo di stupore e impegno ti fanno essere davvero libero.

“Gli spazi di libertà sono tutti a livello di immaginazione, cioè di possibilità di ricostruirsi, di immaginarsi in maniera altra. E non è un’illusione, questa”. (Armando Punzo).

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