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La parola modestia in Alice, il sindaco… e un ciliegio

“E’ forse il tempo di rendere il funzionamento delle nostre economie più semplice, meno folle, più giusto, più decente. E’ forse giunta l’ora della modestia”.

Modestia, “qualità morale, opposta alla vanità e alla presunzione, consistente nel non sentire e non mostrare vanto dei propri meriti”.

Cerco su Treccani il significato di una parola francamente desueta che appare nel primo di una serie di appunti che la filosofa Alice lascia al sindaco di Lione in crisi di idee.

Siamo al cinema, a Sanremo si canta e gioca la Roma: siamo in pochi venerdì sera, il 7 febbraio, a seguire fuori casa la storia che il regista Nicolas Pariser racconta con grazia, oscillando fra malinconia e possibile cambiamento, quella di una politica lontana dalla realtà e di un uomo che ha smesso di pensare vent’anni prima, ancora grandiosi, entrambi, nei progetti di comunicazione e non più capaci di raccontarsi davvero.

E’ la modestia dell’approccio, ciò che la giovane intellettuale propone a un mondo tutto uguale, tutto blu nell’abbigliamento al potere, nelle sale riunioni, negli occhi finalmente spalancati di chi cerca un’ultima salvezza e teme la disfatta. Non è il blu romantico arrivato fino ai film della Disney, per dirla con Riccardo Falcinelli e il suo Cromorama, ma quello del benessere della borghesia cittadina, di Lione, di sinistra, e non è una contraddizione bensì il nodo del film (che è superbo nella prima parte e si sfilaccia nella seconda, ahimé): le domande di vita e l’agenda della politica sono compatibili?

Si ride in sala sul dietro le quinte dello staff politico che ricorda le migliori incongruenze di lavori simili, con o senza tailleur. Si apprezza come sempre Fabrice Luchini, qui nelle vesti di un uomo che tenta di mettere in discussione il proprio sguardo sulla città ma non sulle persone, sempre leggero e misurato nel cambio passo. Si ricorda, a proposito di modestia, chi girava nei corridoi di un’azienda al grido di “tu non sai che io sono un quadro e non posso passare inosservato”. Risposero “vai in pinacoteca e attaccati al muro”.

Viene in mente, infine, un fatto importante mica poco per chi scrive, ossia la citazione delle fonti. Con disinvoltura e altrettanta leggerezza, nel film fanno la loro comparsa poeti, filosofi, storici, nominati nelle loro parole e con nome e cognome, senza modestia stavolta ma con la necessaria attribuzione di ispirazione e studi e meriti.

Ci torneremo, perché… “E’ forse giunta l’ora della modestia”, ripetendo il finale del discorso lasciato scritto dal sindaco, che ad Alice aveva detto: “Ora scriveremo tutti e due il discorso della mia vita”.

E poi dirai, e la foto di copertina cosa ha a che fare con queste parole?
E’ la modestia del ciliegio, che si prepara a fiorire senza fretta, senza applausi e manie di grandezza, ogni volta consapevole del compito di portare frutto e qualche speranza, stupito del luogo e del tempo in cui si trova, grato di farne parte nonostante tutto.

Prima puntata, Il potere delle parole
Seconda puntata, Come parlare e scrivere di periferie

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